NOTA STORICO-ARTISTICA
SUL SARCOFAGO DI MIRELLA SOLIDORO
Il termine sarcofago indica una struttura realizzata generalmente in pietra o marmo, a volte anche di porfido onice o bronzo, destinata ad accogliere le spoglie mortali di personaggi particolarmente importanti.
Usati sin dai tempi più remoti, li troviamo nell'antico Egitto, dove vengono realizzati in legno o in pietra e ricoperti da materiali preziosi, spesso sono sovrastati da un coperchio che riprende le sembianze del defunto disteso e ricoperto da lamine d'oro, famoso quello di Tutankhamen.
Presso gli Etruschi, prendono in genere forma di triclinio su cui sono distesi i defunti in atteggiamenti di vita quotidiana, per scongiurare l'idea stessa della morte.
In epoca romana ne troviamo di varie forme: a cassone o a vasca con decorazione a forma architettonica o con elementi naturalistici che, in epoca paleocristiana, assumono particolari significati simbolici.
Molto semplici in epoca ravennate, con pochissime decorazioni appena sbalzate dal fondo, diventano, nel Rinascimento e in epoca barocca, dei complessi monumentali, grazie soprattutto all'opera di Michelangelo e Bernini, a cui sono ispirate molte composizioni realizzate in epoche successive.
Il sarcofago realizzato per accogliere le spoglie di Mirella Solidoro è stato concepito come composizione scultorea in cui i diversi elementi nel loro insieme mirano a rappresentare, in chiave cristiana, il viaggio verso la beatitudine eterna.
La scena si svolge tra le nubi e su queste scivola la navicella dalla forma a carena e terminante in alto con un andamento a tenda. Al vertice vi è un mazzetto di rose tra le quali spunta la Croce, simbolo di Redenzione.
A questa si arriva attraverso l'accettazione della sofferenza, rappresentata qui dai lunghi steli spinati che segnano i quattro spigoli del coperchio. Ai lati due figure angeliche, con le ali spiegate e i volti segnati da un intimo dolore, spargono lungo il percorso delle rose ormai private delle loro spine, estremo omaggio alla vita eroica di Mirella Solidoro trascorsa con le più elette virtù.
Il sarcofago, voluto dai familiari e dai numerosi devoti, realizzato in marmo bianco di Carrara, misura metri 2,60 x 1,30 x 1,00. E’ un unico blocco di marmo scavato al suo interno per accogliere la salma. Ha richiesto un anno e nove mesi di intenso lavoro.
E' auspicabile che sia conservato nella maniera migliore, perché, come ha detto Goethe, “non è barbaro quel popolo che non possiede opere d'arte, ma quello che pur avendole non le sa tutelare”.
Taurisano - 8 aprile 2011
Donato Minonni
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